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Sulla semplicità, di R.-P. Jean-Joseph Surin

Estratto dal “CATECHISMO SPIRITUALE DELLA PERFEZIONE CRISTIANA, VOLUME I”, Composto da RPJJ SURIN, della Compagnia di Gesù:

Cos'è la semplicità?

È l'unico sguardo dell'anima che il Vangelo chiama l'occhio semplice, che contempla solo Dio, e che tende sempre a Lui per la via più breve.

Cosa intendi con questo look unico?
Comprendo ciò che i Padri spirituali chiamano la santa uniformità, che esclude la molteplicità di vedute e di intenzioni, che è il vizio delle anime non semplici.

Qual è la pratica della semplicità?

Richiede, o meglio mette nell'anima, tre specie di disposizioni.

Qual è il primo?

È un'attenzione continua a ridurre tutto a uno, cioè ad avere in vista un solo oggetto, e a fare tutte le cose per un unico motivo, che è il buon piacere o la santa volontà di Dio. L'intenzione della maggior parte degli uomini non arriva fino a Dio: obbediamo, perché il superiore è un uomo che è d'accordo: amiamo il prossimo per simpatia. L'uomo spirituale, invece, obbedisce, perché vede Dio in colui che comanda; ama l'immagine di Dio nel prossimo, e in questo pratica la semplicità, perché riferisce tutto ad un unico oggetto, che è Dio.

Qual è la seconda disposizione?

Guarda alla morale e alla condotta: ci porta a fuggire tutto ciò che sa di artificio, di vanità, di curiosità e di cortesia mondana: ci fa amare e ricercare i modi semplici della gente comune. Notiamo che i Santi ostentano una sorta di santa crudezza nel loro esteriore. Questa semplicità deve essere il carattere delle persone religiose: appena se ne allontanano, è segno di distensione; ed è sempre qui che iniziano le riforme, quando ne hanno bisogno. Ma questa semplicità non è solo nell'abito, deve trasparire soprattutto nel modo di agire e di conversare, dove non si deve trovare nulla che si avvicini alla cortesia ricercata dalle persone mondane.

È solo all’esterno che questa semplicità dovrebbe trasparire?

È ancora necessario all'interno, in rapporto alla vita spirituale, da dove bandisce ogni raffinatezza e ogni affettata elevazione, per farci camminare davanti a Dio con candore e sincerità, come dice san Francesco di Sales. Perché in materia di devozione ci sono sempre persone serie che disdegnano le pratiche comuni, e che possono essere paragonate a persone disgustate che cercano stufati per stuzzicare l'appetito. Tuttavia, la vera semplicità non è incompatibile con i sentieri sublimi ai quali Dio stesso chiama e conduce le anime; esclude soltanto l'amore per questi cammini, e gli sforzi che uno fa per introdursi in essi per propria scelta.

Qual è la terza disposizione che la semplicità mette in un'anima?

È un'inclinazione abituale a interpretare tutte le cose come bene, senza mai pensare al male. Questo è ciò che notiamo nelle persone che condividono la semplicità. Considerano solo ciò che c'è di buono negli altri, e attraverso questa pratica tendono continuamente all'unità: perché il pensiero del bene conduce direttamente a Dio, e non quello del male.
La Cronaca di San Francesco racconta una visione, nella quale apparvero diversi Santi del suo Ordine, e particolarmente frate Bernardo da Quintavalle, con gli occhi tanto luminosi che non si poteva guardarli: e domandandone la ragione, gli fu risposto che era fu il premio della sua semplicità, perché durante la sua vita non aveva mai considerato nei suoi Fratelli altro che il bene che c'era in loro.

Perché hai detto che la semplicità tende a Dio per la via più breve?

Perché avendo in vista solo Dio, per l'unità del suo sguardo va dritta a Lui; mentre le anime prive di semplicità vi si recano solo per deviazioni, e la mescolanza di intenzioni spesso le porta fuori strada. Possiamo paragonarli a chi usa la circonlocuzione per nascondere la verità, e chi va semplicemente, a un uomo che porta, per così dire, la verità tra le mani, e che non si sorprende mai delle sue parole.

In che modo la semplicità va di pari passo con la prudenza?

Queste due virtù concordano perfettamente; perché la semplicità è accompagnata da una grande illuminazione che le fornisce i mezzi necessari per raggiungere il suo scopo e per evitare le trappole tese dalle sottigliezze e dagli artifici dello spirito del secolo. Per questo il Saggio si rivolge innanzitutto ai bambini, cioè alle anime semplici, come a quelle più capaci di comprendere gli insegnamenti della Saggezza. Infatti attraversano senza paura e senza pericolo le più grandi difficoltà e trionfano facilmente sulla malizia e sugli inganni delle persone mondane. L'abbiamo notato in parecchi Santi, e specialmente in S. Francesco; veniva spesso interrogato da studiosi mal intenzionati che cercavano di sorprenderlo, e li confondeva sempre con l'ammirevole saggezza delle sue risposte; il Figlio di Dio volle verificare nel suo servo ciò che si diceva di lui: e da quel giorno nessuno osò interrogarlo.

Come acquisire questa semplicità?

Il modo più sicuro ed efficace è quello di soffocare dentro di sé ogni concupiscenza: poiché sono le varie pretese e i diversi desideri che sono direttamente opposti alla semplicità. Chi non desidera nulla ha un solo obiettivo, che è piacere a Dio; è esente da ogni altra cura, e quindi perfettamente semplice.

Non hai nessuna pratica particolare che porti a questo stato eccellente?

La via migliore ed unica è quella di rinunciare costantemente a tutti i motivi che la natura suggerisce, per avere in vista solo il beneplacito di Dio, finché questo eccellente motivo assorba tutti gli altri; come il mare inghiotte tutti i fiumi. È attraverso questa pratica che acquisiamo la vera semplicità, riducendoci a questo unico sguardo, di cui possiamo dire che è l'unica cosa necessaria.

tratto dall'eccellente blog cattolico : le-petit-sacristain.blogspot.com
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo